Nei primi giorni di questa settimana, ho parlato con 2 clienti con il medesimo “problema”, legato al loro CV in inglese.
In realtà, l’errore che hanno commesso e che sto per svelarti, l’ho visto ripetersi più e più volte. Ecco quindi cosa NON fare se possiedi un CV in inglese.
A volte mi stupisco di quanto le cose che io ritengo scontate, non lo siano altrettanto per i candidati. In questo articolo, quindi, voglio fare chiarezza su cosa NON devi fare se possiedi un CV in inglese.
NB: questo articolo è tratto da un mio video su YouTube. Se preferisci ascoltare e/o vedere, fai clic qui sotto.
Indice
- Le ragioni per avere un CV in inglese
- Il comportamento (scellerato) di alcuni
- Lacrime di coccodrillo
- L’inglese, questo sconosciuto
- Primo comandamento tra i primi comandamenti
- Dopo esserti fatto capire, devi “vendere”
- Manipolare?!
Le ragioni per avere un CV in inglese
Solitamente, le persone hanno un CV in inglese per 2 ragioni:
- cercano lavoro in un paese “english speaking” (i principali sono Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa)
- gli è stato (o sanno che gli sarà) esplicitamente richiesto di inviarlo in lingua inglese
E fin qui tutto bene. Corretto quindi avere un CV in inglese.
Il comportamento (scellerato) di alcuni
Se non fosse che, in molti candidati, motivati dal fatto che hanno una comprovata esperienza internazionale, o che per loro la lingua inglese è un vero e proprio strumento di lavoro, oppure occupano posizioni ad alti livelli… cosa fanno?
Lo inviano SEMPRE in inglese. Candidatura spontanea o in risposta ad un annuncio poco importa: SEMPRE in inglese.
In molti si convincano che possedere e inviare un CV in inglese sia una strategia efficace per “dare dimostrazione” della loro esperienza internazionale, della conoscenza della lingua, del loro livello.
E poi perché vengono a piangere alla mia corte? Perché ricevono troppe poche chiamate. Non se li fila nessuno; o comunque in molti meno di quanto ritengano essere il giusto.
Lacrime di coccodrillo
Dopo aver inviato (anche se non richiesto) il CV in inglese, capita che alcuni di questi candidati vengano a piangere alla mia porta. Sai perché?
Perché ricevono troppe poche chiamate. Non se li fila nessuno; o comunque in molti meno di quanto ritengano essere il giusto.
Ma io dico: ma lo sapete che siamo in Italia? E lo sapete che gli italiani in media non brillano in quanto a conoscenza della lingua inglese
L’inglese, questo sconosciuto
Per premura ho verificato come effettivamente si colloca l’Italia rispetto agli altri Paesi europei, quando parliamo di conoscenza e uso della lingua inglese come seconda lingua.
C’è giusto un’indagine di EF pubblicata nel 2021 che assegna all’Italia la posizione 26 su 35. Se all’apparenza questo risultato potrebbe non apparire poi così negativo, vorrei teneste in considerazione i 9 Paesi messi peggio.
Stiamo parlando rispettivamente di Moldavia, Bielorussia, Albania, Ucraina, Georgia, Russia, Armenia, Turchia e Azerbaigian. Insomma, non proprio paesi che traspirano internazionalità.
Primo comandamento tra i primi comandamenti
Per tutto questo, ho pensato fosse il caso di esplicitare il primo comandamento per il candidato che sta cercando un nuovo lavoro:
- se l’annuncio è in italiano, rispondi in italiano
- se l’annuncio è in inglese, rispondi in inglese
- se mandi una candidatura spontanea, ed hai dubbi sulla capacità di comprenderlo da parte di chi c’è dall’altra parte, mandalo in italiano
Non è difficile, giusto?
Dopo esserti fatto capire, devi “vendere”
Certo che da lì in poi è tutta un’altra faccenda. Perché comincia una nuova sfida: quella di vendere la tua storia attraverso quel pezzo di carta, ed ottenere (quanto meno) una telefonata.
Sì sì, ho usato la parola “vendere”.
Il successo del candidato deriva per la metà (o forse più) dal saper sfrutta la leva psico-comportamentale del selezionatore. L’altra metà (o forse più) del successo è una questione di competenze.
Come un qualsiasi corpo soggetto alle leggi di natura di natura, il selezionatore sottostà a determinate regole: risponde a certi stimoli, non importa il suo livello sociale.
Tu non mandi il CV per essere valutato! Questo è quello che ti dicono, e che magari credi. Ma non è così! e Fino a che non accetti questa cosa come vera, in veste di candidato avrai dei problemi.
Pensaci bene: il selezionatore riceve il tuo CV, tu gli “parli” attraverso quel CV, e lui valuta la tua candidatura sulla base di ciò che hai “detto”.
Manipolare?!
La scrittura e il CV può (e deve) essere utilizzato per “manipolare la percezione” del candidato e quindi dettare le proprie condizioni nel processo di selezione.
Se non sai come si scrive un CV che vende, stai perdendo opportunità! Ed è per questo che è nato il mio percorso Senza Rivali Curriculum.
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