Social e recruiting nel 2015. Intervista a Paolo Fieni

2015-07-27-social-e-recruiting-nel-2015-intervista-paolo-fieni

Si parla di Social media e Digital recruiting guidati dalla curiosità di Alessandro Scuratti, noto blogger e autore di libri quali Scrivere per il Web 2.0 (web writing) e I social network per le PMI (social media marketing).

Nei giorni scorsi ho avuto ancora una volta il piacere di rispondere alle domande di Alessandro su un tema la cui importanza cresce di anno in anno. La nostra presenza online gioca un ruolo fondamentale, già oggi, nella creazione di opportunità lavorative.

E non mi riferisco alla sola ricerca attiva del lavoro da parte dei candidati. Ma alla quelle pratiche e quegli strumenti che utilizzano i recruiter, e più in generale tutti coloro che stanno cercando personale.

Lo scrivere un buon curriculum, un lettera di presentazione o compilare un profilo Linkedin “coordinato” vanno visti da una prospettiva più ampia: quella del web, delle informazioni che memorizza e rende disponibili sotto forma di nostri commenti, contenuti pubblicati, commenti su di noi e altro ancora.

Le statistiche indicano che, in USA, praticamente tutti i recruiter vanno a rintracciare i candidati sui social network. Hai delle statistiche aggiornate sulla realtà italiana? Per meglio dire: anche da noi c’è la stessa tendenza?

Il fenomeno è monitorato in modo attendibile da anni. A livello mondiale, l’utilizzo dei canali social nelle attività di recruiting è una realtà, ma varia da settore a settore. Al primo posto, ovviamente, ci sono le società che si occupano di selezione: in questo caso lo strumento viene utilizzato nel 92% dei casi. Diverso per le aziende. Senza badare al fatto che l’uso dei social è tanto più diffuso quanto maggiore è la dimensione dell’azienda, si passa dal 77% del settore telecomunicazioni al 37,5% delle banche. Attenzione però: l’uso dei social interessa attività come, ad esempio, pubblicizzare annunci di lavoro e fare employer branding. In realtà, solo nel 60% dei casi si cercano candidati passivi e nel 45% dei casi si verificano i contenuti pubblicati da un candidato.
In Italia la situazione è leggermente diversa. Le società di recruiting fanno uso dei social nel 70% dei casi, e il picco più basso in relazione a un settore produttivo è segnato dall’industria e dai servizi industriali, che ne fanno uso solo nel 15% dei casi. Sostanzialmente invariate, invece, le finalità (ricerca candidati, controllare l’accuratezza del CV, controllare i contenuti pubblicati).

Se sei di quelli a cui piace esplorare nuovi argomenti, con il supporto di dati oggettivi, allora proseguire nella lettura di questo articolo è quello che fa per te.

 

Shure SM57 by Yousef AH is under license of CC BY 2.0

 

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